La Moxibustione

La moxibustione (o semplicemente moxa) è un’antica arte di origine cinese che consiste nel trattare i punti di agopuntura con il calore. Per fare questo, si usano dei bastoncini di artemisia compressa o dei coni fatti della stessa pianta e bruciati in precisi punti della pelle, ma senza il contatto diretto col il calore.

Premessa

Tutti ci ricordiamo della bul, una sacca di gomma piena di acqua bollente da tenere sulla pancia quando si è indisposti. È un po’ caduta in disuso, ma qualcuno ricorre ancora a questo metodo. Quando ci viene il torcicollo, mal di schiena o qualche altro tipo di contrattura, si applicano cerotti che riscaldano la zona anche per 24 ore. Oppure , nella medicina moderna, si usano i raggi infrarossi nel trattare i reumatismi.

Tutto questo cosa ci fa pensare? Ci fa pensare che il calore è un alleato formidabile per dar sollievo a molti (ma non tutti) disturbi fisici.

La moxa è diffusa in oriente fin dall’antichità e in tempi recenti è approdata anche nel mondo occidentale. Come già accennato, si tratta di utilizzare il calore per stimolare i tradizionali punti di agopuntura. Ma questo come avviene , da un punto di vista “tecnico”?

La tecnica

Si tratta innanzitutto di fare una diagnosi della condizione del Ricevente in chiave orientale, secondo i principi della Medicina Tradizionale Cinese, e poi di elaborare una strategia d’azione. Il calore viene portato nei punti scelti con varie tecniche la cui base comune è l’utilizzo di artemisia, un’erba dalle ottime proprietà combustibili e “purificatrici”.

La forma più “pura” di applicazione è quella detta “diretta”: si fanno delle palline di artemisia grandi come un chicco di riso che vengono bruciate direttamente sulla pelle. Purtroppo l’utilizzo della la tecnica “diretta” non è raccomandabile, perchè provoca delle piccole ustioni che potrebbero essere sgradite alla persona che le riceve.

Si utilizza quindi la sua variante “indiretta” : si fanno dei coni , servendosi sempre dell’artemisia, che vengono appoggiati su uno strato di sale grosso, o una fetta di zenzero o altri ortaggi , a seconda delle proprietà che questi hanno. Si da fuoco all’erba, e questa, bruciando lentamente, comincia a fare il suo lavoro. Quando la cute inizia a riscaldarsi, vuol dire che l’effetto del calore sta entrando. Il trattamento della zona finisce quando il Ricevente sente che il calore apportato è sufficiente. Come alternativa a questa tecnica, si possono usare dei cilindretti adesivi pieni di artemisia che bruciano sul punto, ma sempre senza toccare la pelle.

Un’ulteriore modalità operativa è l’uso del sigaro: si tratta di un cono dall’aspetto, appunto, di un sigaro e fatto di artemisia pressata. Si tiene in mano e si avvicina al punto da trattare, ovviamente senza toccare il Ricevente. L’effetto è molto simile all’uso dei coni, ma è più agile e pratico da usare. Questa tecnica viene usata anche dalle ostetriche nei nostri ospedali per stimolare la correzione della posizione podalica del neonato, andando a lavorare sull’esterno del mignolo del piede.

Rispetto allo Shiatsu, è possibile usare la moxa all’interno di un trattamento, ma per valorizzare al meglio l’esperienza è consigliabile eseguirla separatamente in momenti dedicati solo a questa pratica. E’ anche bene precisare che non è sufficiente una singola seduta perchè il lavoro sui punti va ripetuto ad intervalli regolari, a seconda del tipo di risultato che si vuole ottenere.

In quali casi si applica la moxa?

La moxibustione , come l’agopuntura, ha applicazioni sostanzialmente illimitate. Si può usare per disturbi come raffreddore, reumatismi, spalle bloccate, ciclo mestruale irregolare, amenorrea, dismenorrea , anemia, emorroidi, asma, anomalie della vista, malfunzionamento dell’apparato riproduttivo, ansia, stress, attacchi di panico, depressione, acufeni, torcicollo, emicranie e cefalee……….

L’elenco è infinito!

Quando NON si deve usare?

E’ bene evitare di usare la moxa in casi come febbre sopra i 38°, ipertensione arteriosa, bambini sotto i 7 anni di età e (solo per alcuni punti precisi) donne in gravidanza.

Non ci sono controindicazioni per la stagione,ma, essendo una tecnica che lavora col calore, se praticata durante i periodi più freddi dell’anno, sicuramente viene maggiormente apprezzata.

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