
Lo Shiatsu va contestualizzato all’interno della galassia della cosiddette “Discipline bionaturali”. Cosa significa? Significa che è una pratica che mira a restituire equilibrio e vitalità al corpo umano usando principi in armonia con le leggi e i ritmi della natura. Andiamo ad approfondire!
Brevi cenni storici
Lo Shiatsu nasce in Giappone, ma collocarne precisamente le origini storiche risulta difficile perchè si perdono nel mito e nella leggenda.
Nella seconda metà del secolo scorso lo Shiatsu diventa una pratica riconosciuta e istituzionalizzata a livello mondiale grazie alle ricerche del Maestro Namikoshi , ideatore e fondatore del metodo che porta il suo nome. Si tratta di una tecnica fatta di sequenze di pressioni ripetute che vengono eseguite a ritmo stabilito e in modo identico per ogni persona.
Intorno agli anni ’70 fa la sua comparsa il Maestro Masunaga , psicologo, che spende letteralmente la sua vita ad elaborare il famoso metodo Iokai. Questo stile pesca abbondantemente nella Medicina Tradizionale Cinese , usando i meridiani energetici , i principi dello yin e dello yang e i punti di pressione. Con Masunaga il trattamento Shiatsu diventa “personalizzato” e tiene conto anche degli aspetti emotivi e psicologici della persona.
Più recentemente è entrato in scena anche il Maestro Yahiro, dando una nuova luce alla disciplina ed elaborando lo stile del Meiso Shiatsu. Il Maestro Yahiro arricchisce le conquiste dei suoi predecessori potenziando le tecniche con i principi dell’ Oki Yoga del Maestro Masahiro Oki. Lo Shiatsu assume una componente spirituale e una concentrazione ancora più forte diventando così una sorta di “Shiatsu in meditazione”
L’ aspetto tecnico dello Shiatsu
“Shiatsu” ,letteralmente, significa “pressione con le dita”. E’ infatti la pressione portata in punti specifici del corpo a causare il cambiamento della condizione di disarmonia di cui “soffre” la persona. La pressione ha la caratteristica di essere perpendicolare , costante e sostenuta , e viene esercitata generalmente con i pollici, ma spesso anche con gomiti, ginocchia o con la mano aperta.
Il principio su cui si regge lo Shiatsu è il concetto di Yin e Yang, la filosofia con la quale in Oriente si cerca di decodificare le leggi naturali, ma che a noi Occidentali può risultare difficile da comprendere. Affonda le sue radici nella Medicina Tradizionale Cinese, una tradizione sapienziale millenaria di cura dell’uomo. Semplificando all’estremo, in modo da rendere tale principio più comprensibile, possiamo immaginare che il corpo presenti delle zone rigide e tese (yang) e altre zone deboli o con scarso tono (yin). Utilizzando la pressione con due mani, è come se si creasse una specie di ponte tra una zona tesa e una zona debole e l’ “eccesso di energia” dalla prima si trasferisse alla seconda in modo da equilibrare il tono medio complessivo. E’ un po’ come usare un mucchietto di terra in un angolo del prato per coprire una buca che sta dalla parte opposta e livellare così il terreno.
A dare una mano ci sono anche quelli che sono chiamati “punti vitali” o , in giapponese, “tsubo”. Traducendo, per noi Occidentali, possiamo immaginare gli tsubo come dei “pulsanti” sparsi apparentemente a caso in tutto il corpo: ognuno di essi, se premuto, attiva delle reazioni fisiologiche precise e specifiche. Sono esattamente gli stessi punti che vengono usati nell’agopuntura con l’unica differenza che al posto degli aghi (che sono strumenti ad uso esclusivo dei medici) si usano i pollici. Una variante per l’utilizzo degli tsubo è la tecnica della Moxibustione che consiste nel trattamento di queste zone con il calore. (Per saperne di più sulla Moxibustione, vi rimando a questo mio articolo).
Di ulteriore supporto alla tecnica dello Shiatsu sono anche vari tipi di stretching , torsioni e manipolazioni muscolari simili ad un massaggio sportivo.
Secondo la visione orientale, tutto questo non va ad agire solo sul corpo, ma anche sulla mente e, se volgiamo osare affermarlo, anche sull’anima e sullo spirito. Ad ogni zona del nostro corpo corrisponde un’aspetto del nostro essere che è invisibile ed appartiene alla sfera della psiche o delle emozioni. In parole povere: toccando una certa parte del corpo, di riflesso si va a lavorare indirettamente su aspetti più “interiori” della persona. E vale anche il contrario! Se vogliamo fare un’analogia (anche se non proprio esatta ,ma comunque utile per la comprensione) possiamo paragonare questo fenomeno a quell’aspetto della medicina che viene definito “psicosomatica”.
La componente spirituale ed evolutiva dello Shiatsu
Ma come si ottengono gli effetti di cui si è parlato? Come fa in termini pratici un operatore a provocare i cambiamenti desiderati in una persona? Qui è necessario avere un pò di apertura mentale, perchè la risposta potrebbe essere inaspettata e far storcere il naso a molti , soprattutto se l’impostazione culturale di chi legge è di natura tecnica o rigorosamente scientifica.
Per ottenere i risultati sperati è necessario…ESSERE PRONTI A FARLO ! Questo vale sia per l’operatore che per il Ricevente!
Per quanto riguarda il Ricevente, il cambio di condizione psico-fisica avviene più facilmente se la persona è disposta ad accogliere il cambiamento , similmente al famoso effetto placebo della Medicina : così come un malato si sente meglio alla sola idea di avere assunto un farmaco, così un trattamento Shiatsu sarà più efficace se chi lo riceve lo fa nel momento giusto. In realtà, funziona anche con gli “scettici” (a dire il vero sono i casi che danno più soddisfazione), ma se si può lavorare nelle condizioni descritte poco fa, si valorizza al meglio l’esperienza.
L’operatore invece , per diventare tale, deve affrontare un percorso di formazione lungo e spesso anche doloroso. Questo succede non perchè le tecniche di Shiatsu siano particolarmente complesse (anzi!) , ma perchè serve un grande lavoro su di sè per sviluppare la sensibilità necessaria a percepire con il tocco le necessità e i bisogni di chi si è affidato a lui. E’ indispensabile coltivare un’apertura amorevole e universale priva di giudizi verso gli altri. Per raggiungere questo stato interno, l’operatore deve imparare a superare certi “automatismi negativi” che si è costruito negli anni , ridimensionare il proprio Ego , controllare le emozioni, raggiungere un buon livello di “calma interiore” e dominare i propri pensieri per favorire la concentrazione. In sostanza, si tratta di un vero e proprio percorso spirituale e infatti la parola “Shiatsu” nei libri è spesso preceduta dalla parola “Zen” : Zen Shiatsu . Il motivo di questo accostamento di termini è che lo studio della tecnica manuale è accompagnata dallo sviluppo di un atteggiamento interiore che prende ispirazione dal Buddismo, dallo Yoga e dai concetti di Yin e Yang. Ma, nonostante ciò, la religiosità non ha nulla a che vedere con questo, anzi: contrariamente a quello che comunemente si può pensare, la spiritualità orientale è estremamente pratica , cioè è tale solo se applicata alla vita di tutti i giorni. La meditazione, per esempio, non serve a “prendersi un momento di relax”o a “raggiungere l’illuminazione”, ma è invece una pratica dai risvolti concreti che porta , nella quotidianità, a una maggiore chiarezza mentale e a una maggior concentrazione. E queste capacità sono fondamentali per praticare efficacemente lo Shiatsu.
Agli occhi della scientificità nostrana può sembrare strano, esoterico o magico, ma da un punto di vista sperimentale ed empirico lo Shiatsu funziona veramente in questo modo. Il fascino di questa disciplina sta nel fatto che tutti i suoi principi possono (e devono!) essere verificati di persona. E’ un’esperienza umana, un approccio che ricerca la verità, e la verità non si impara: si sperimenta.
QUINDI …..SPERIMENTATE !