La spiritualità è una cosa pratica!

Meditazione nove ore al giorno, settimane di digiuno, distacco assoluto dai piaceri del corpo, vita da eremita : è questa la spiritualità? Nel ventunesimo secolo, per fortuna, non è necessario arrivare a tanto per condurre un’esistenza nobile

Nel 2020 parlare di spiritualità, rispetto agli anni passati, sta diventando una consuetudine in un numero sempre maggiore di persone. E’ una tematica che è stata “sdoganata” e non è più così strano conoscere uomini o donne che pratichino la meditazione , lo yoga o che siano regolari frequentatori , per esempio, di uno studio di Shiatsu. I centri olistici spuntano come funghi anche nei piccoli centri abitati, e la letteratura che si occupa di questo tipo di argomenti è ormai sterminata. Certamente è un ottimo segnale ma, come ho già detto in altre sedi, tanto sapere dispensato per così dire “a pioggia”, corre il rischio di essere interpretato in maniera scorretta. Tematiche molto delicate come il benessere interiore , l’equilibrio dell’ energia dei chakra e la meditazione possono essere totalmente travisate a causa di un approccio superficiale, stereotipato o, peggio ancora, consumistico.

Succede anche che, spesso, a chi si dedica alle “pratiche spirituali” venga rinfacciato il fatto che questo tipo di approccio è una “fuga dalla realtà”! Lo hanno detto anche a me, quando ho cominciato ad avvicinarmi allo Shiatsu e allo Yoga. “E’ tutto molto bello, ma alla fine ti rifugi nel tuo mondo e dalle cose importanti della vita!” . Dipende. Quali sono le cose importanti della vita? I soldi, la macchina, il successo, le feste, gli aperitivi? Oppure la politica, le notizie disastrose dei TG, le liti con il vicino o il Coronavirus? Sarebbe da parlarne.

La spiritualità non è nemmeno un hobby da praticare nei ritagli di tempo per rilassarsi e “staccare” dai problemi quotidiani. Non è un insieme di nozioni da snocciolare al bar o alle cene con gli amici per fare conversazione. Non è un sapere da conoscere a menadito per sentirsi in qualche modo superiori e colmare così chissà quale senso di inferiorità interiore. E’ invece un atteggiamento che coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana!

Pensate ora ai monaci buddisti nello loro tuniche arancioni con la testa rasata in meditazione, ai sannyasin indiani che rinunciano a ogni possedimento materiale per avvicinarsi maggiormente alla dimensione divina. Pensiamo ai nostri santi cristiani che si sono fatti uccidere nei modi più atroci in nome di Dio ! E’ questa quindi la spiritualità?

No! O meglio: non è necessario arrivare a tanto ! Per dare un significato più profondo alla propria Vita non serve essere dei Santi.

Il Buddha, dopo aver sperimentato prima il massimo dello sfarzo e del lusso nei panni del Principe Siddartha Gautama e, successivamente, il completo ascetismo e la totale rinuncia nella foresta , ricevette l’illuminazione sotto l’albero della Bodhi durante una meditazione. Una delle cose che comprese è che LA GIUSTA VIA E’ QUELLA DI MEZZO!

Anche i nostri Romani lo sapevano, infatti Ovidio decantava le magnificenze della “Aurea mediocritas”, ovvero la “Via di mezzo lastricata d’oro”. Che significa? Molto semplicemente che una vita sfrenata e immorale alla ricerca del puro piacere non è certamente la strada migliore da percorrere, ma questo non vuol dire nemmeno che per “elevarsi” ad un’esistenza più nobile sia necessario ritirarsi in un eremo a pregare tutto il tempo!

Quindi, avere un approccio spirituale vuol dire sì studiare e lavorare su sé per cercare di andare “oltre” la comune percezione dell’ Esistenza e afferrare una Realtà più sottile, ma poi quello che andiamo a interiorizzare va applicato nella quotidianità e condiviso con le persone che ci circondano. Quella spirituale non è una dimensione che ci porta fuori dall’ ordinario, ma è esattamente il contrario: è un modo per immergersi ancora più profondamente nella Vita di tutti i giorni. Con una visione di questo tipo anche l’esistenza più ordinaria diventa speciale, perché si inizia a comprendere che ogni momento della giornata ha un suo preciso significato e un suo posto nel grande disegno della nostra Vita.

Masahiro Oki (Maestro del Maestro del mio Maestro) ci ha lasciato in eredità il metodo Oki Yoga. Il Maestro sosteneva che questo è il Vero Yoga delle Origini, ovvero non una pratica esoterica per trascendere la realtà, né una specie di ginnastica contorta per rimanere in forma! Si tratta di mettere in pratica i precetti dello Yoga con l’ AZIONE. Nei suoi libri (“Meiso Yoga” e “Oki Do. Invito al vero Yoga”) Masahiro Oki sostiene che lo Yoga usato esclusivamente come mezzo per lo sviluppo personale, senza pratica e condivisione con gli altri è solo “masturbazione”, rimarcando il fatto che i principi spirituali vanno sperimentati e messi a disposizione del Bene comune perché non è possibile comprendere la realtà solo con la testa e nella propria individualità. Nell’ Oki Yoga, i precetti fondamentali vengono “positivizzati” e “praticizzati” : per esempio il semplice concetto di “non rubare” diventa dinamico nell’atteggiamento della “gratitudine”, il “non essere bugiardo” si trasforma in “autoriflessione”, “non essere egoista” in “sii umile” e “non possedere” in “servizio incondizionato”. Il divieto evolve in un invito ad un atto propositivo e costruttivo, e in questo modo il nostro inconscio viene “riprogrammato” a trasmutare i concetti interiori in azioni pratiche.

Altro che “rifugiarsi nel proprio mondo”!!!

Il Buddismo (che il Maestro Oki considera indistinguibile dal Vero Yoga) , nel proclamare le sue Quatto Nobili Verità, sostiene che la causa della sofferenza umana risiede nel fatto che non comprendiamo la verità dell’ IMPERMANENZA della Realtà. Vuol dire che l’essere umano inconsapevole ricerca la stabilità e una situazione di comfort immutabile nel tempo… ma ciò è impossibile! Tutto muta incessantemente: il tempo scorre, le stagioni cambiano, il corpo invecchia e gli Uomini muoiono. Non accettare questa ineluttabile legge di Natura vuol dire non essere in armonia con essa, e il fatto che temiamo così tanto la Morte è un sintomo della nostra ignoranza nei confronti della vera natura della Vita. Riuscire ad interiorizzare questo concetto ci permetterebbe di non attaccarci eccessivamente alle cose, a vivere ogni momento intensamente perché esso è unico e irripetibile e a non soffrire quando perdiamo qualcosa o qualcuno. Insomma: non stiamo parlando di estasi mistiche o miracoli, ma solo di un modo per vivere la vita pienamente e senza eccessiva sofferenza. E, come si vede, non serve essere dei Santi per farlo!

Ecco perché ritengo che un approccio spirituale alla vita sia molto più concreto delle molte illusioni che pervadono la nostra esistenza. Gli inganni dei tempi contemporanei ci intrappolano in un’idea di felicità che è essenzialmente falsa, effimera e narcisista. La cultura dell’immagine personale e la pericolosa esaltazione dell’ Ego che caratterizzano l’era consumistica del XI° secolo ci portano molto distante da una vera comprensione della Verità delle cose. Essa viene occultata dalle luci delle insegne luminose dei negozi, dagli schermi dei nostri smartphone, dalla maschera della nostra vanità individuale, dalla non accettazione della vecchiaia e della malattia e dall’illusione dell’eterna giovinezza. Siamo convinti che per stare meglio sia necessario avere qualcosa di più….e invece è l’esatto contrario. “Less is more” ha detto qualcuno recentemente! Grande intuizione.!

Spiritualità, quindi, significa bastare a sé stessi, comprendere che nulla al di fuori dell’armonia con la propria anima può portare alla serenità interiore. Significa liberarsi del peso dei desideri inutili, entrare di nuovo in sintonia col il Mondo, la Natura e i nostri simili. Alleggerire il proprio Spirito ci porta a camminare più leggeri e, non più accecati da noi stessi, avere occhi più aperti nei confronti dei nostri Fratelli.

Col Cuore leggero e la capacità di accettare gli eventi della nostra quotidianità come parti di un disegno più grande che si chiama Vita, tutto diventa più semplice e fluido e non sprechiamo inutilmente energia in lamentele e autocommiserazione. Guadagniamo in vitalità e lucidità mentale, riuscendo così ad affrontare le piccole sfide di tutti i giorni con la giusta grinta e positività. Anche un dramma mondiale come la pandemia di Coronavirus diventa, dal punto di vista della propria emotività personale, più semplice da gestire se non ci mettiamo anche noi ad amplificarne l’impatto negativo sulla collettività: invece di parlarne continuamente e far quindi parte del problema portando anche la nostra paura, saremmo portatori di un messaggio luminoso e di speranza, facendo del bene a noi stessi e a chi ci sta accanto.

Se tutto questo non è PRATICO….

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